Quella che stai per leggere è una storia d’amore: la storia di una famiglia molto unita e profondamente legata alla propria terra; una storia in cui la tradizione è il punto di partenza per sperimentare qualcosa di diverso, dalla prospettiva di chi vuol dare valore al territorio e ai suoi doni.

Piuttosto: la scommessa vinta sul Trebbiano

una bottiglia di Piuttosto, trebbiano di Tre Monti

Il Trebbiano è il vitigno a bacca bianca più diffuso in Italia, ma sarebbe più opportuno parlare di famiglia di vitigni, poiché distinguiamo il Trebbiano Toscano, Abruzzese, di Soave, Spoletino, Giallo e, quello che più ci interessa, il Trebbiano Romagnolo.

Il Trebbiano Romagnolo è caratterizzato da una grande produttività e resistenza ai parassiti e rappresenta il vitigno a bacca bianca più coltivato in Emilia Romagna; è spesso considerato “di beva facile”, fresco e fruttato e di uso quotidiano. Presenta anche un’ottima capacità di legarsi con uve diverse, per questo viene utilizzato nell’uvaggio di diversi vini DOC. Tuttavia, con chi sa averne cura, esprime grande personalità, soprattutto se vinificato in purezza.

Il vino di Tre Monti porta già nel nome il suo essere una scommessa: “Piuttosto che fare il trebbiano come lo abbiamo sempre fatto non lo facciamo più” dice Vittorio Navacchia ed è così che parte lo studio per creare un trebbiano nuovo e diverso, “più tosto”, un vino di corpo e di struttura.

Nel 2019 l’idea entra in campo, anzi in vigna; precisamente nella Vigna del Rio, una vigna del ’68 situata nel Podere di Petrignone. La vinificazione è caratterizzata da 20 giorni di macerazione sulle bucce in vasche di cemento con controllo della temperatura e affinamento sempre in vasche di cemento. Piuttosto è la dimostrazione che la macerazione, se fatta bene, può dare ottimi risultati anche con un vitigno meno nobile; guardatelo: già dal colore si capisce che non si tratta del solito trebbiano!

due calici di "Piuttosto", Trebbiano macerato di Tre Monti

Azienda Agricola Tre Monti: responsabilità tra passato e presente

La storia di Tre Monti inizia negli anni ’70 grazie a Thea e Sergio Navacchia e continua oggi sotto la guida dei loro figli Vittorio e David. Passeggiando tra le vigne Vittorio ci racconta il grande amore per la terra, che ha portato la famiglia a studiare in modo approfondito i terreni, la storia e le tradizioni; nelle sue parole si percepisce il forte senso di responsabilità nei confronti del territorio e una genuina voglia di valorizzare il materiale naturale che l’azienda possiede: la conoscenza dettagliata delle vigne va a braccetto con la sperimentazione, alla ricerca di tecniche e stili idonei a dare valore al lavoro della terra e dell’uomo.

L’abbiamo vista col trebbiano ma la possiamo vedere anche, ad esempio, con l’albana vinificata in anfore georgiane, l’essenza dell’azienda è proprio questa: coniugare l’esperienza del passato con i saperi di oggi.

La filosofia di totale rispetto per i luoghi si è tradotta nella scelta, quasi scontata, di convertire l’azienda al biologico e così nel 2014, Tre Monti ottiene la certificazione biologica per tutta l’azienda e per l’intera filiera produttiva. I suoi terreni si sviluppano su due poderi, quello di Imola nella zona dei Tre Monti, appunto, dove sorge anche il centro aziendale, e quello di Forlì. Il Podere di Bergullo, a Imola, ha un terreno prevalentemente argilloso-limoso e molto compatto; il Podere di Petrignone, sulle colline forlivesi presenta un terreno argilloso e sabbioso con presenza di ciottoli, un microcosmo dove sono presenti differenti tipi di suolo. I due poderi rappresentano una sorta di laboratorio naturale dove lo studio e l’approfondimento dei vitigni porta i risultati che tutti noi possiamo apprezzare.